GUARDANDO IL RITRATTO DI MIO PADRE
Gabriella Solaro
Se questo giorno fosse
come un qualunque altro giorno,
e il vento non avesse disperso
la fioritura dei glicini,
e di te non mi restasse solo
questo fascio di carte ingiallite,
io non morirei ogni anno di più
in questo giorno.
Nel ritratto riluce,
luminosa magnolia,
il tuo volto d’alabastro;
lo sguardo sereno
è già rivolto lontano
verso il cielo dei martiri.
In questo giorno d’aprile,
che non è come un altro giorno,
mi giunge il suono di voci,
di canti e celebrazioni:
son le musiche che suggellano
la Storia dei vincitori.
Ma che sarà invece di te
e di tutti i morti di allora,
orbite vuote, spalancate
su un mondo che più non vi piange?
Quali mani, dopo le nostre,
accenderanno di colore
il grigio muro del pianto?
Chi recherà una lucerna
per rischiarare il confine
che separa la pietà dalla gloria?
Si spegne lontano
l’eco degli ultimi suoni,
si allungano le ombre –
fantasmi che fuggono
dal mondo dei vivi –
e io resto da sola,
senza risposte,
in questa sera d’aprile
che non è come un’altra sera.
Ma all’improvviso risplende
nella cornice d’argento
il tuo viso ed illumina
la mia notte. Forse
è ancora tempo di fede!
Raccoglierò queste carte
consumate dal tempo
nell’urna della memoria.
Cercherò nelle tue parole
Il senso segreto
del tuo passaggio di meteora
nel turbinìo della Storia.
Accenderò fiaccole di luce
e per strade lunghe millenni
continuerò il mio cammino
verso la riva remota
dove tu
mi aspetti.
Gabriella Solaro, 25 aprile 1995
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